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Lunga vita agli artisti: costan più in vita che da morti

Da Il Giornale dell’Arte, edizione online, 5 giugno 2012

Sabato scorso, Milano. Inaugurazione della Mostra: ambiente elegante, opere interessanti, è prevista la presenza del Maestro, pur ottantenne. Ma lui non arriva, e dopo un’ora è certo: non arriverà. Sta male. Avendolo conosciuto anni prima, chiedo notizie: «Sì sì, sta male. Mooolto male», conferma un distinto signore. Me lo dice con un lampo negli occhi. Il vernissage si anima quindi di euforia, sguardi lubrichi divorano le opere: una festa degna di La maschera della Morte Rossa di Poe.
Perché tanta eccitazione? È opinione diffusa che la morte di un artista ne faccia decollare le quotazioni: una favola popolare quanto i coccodrilli nelle fogne di New York. Nulla di meno fondato, se passato al vaglio dell’analisi di mercato. Non è vero neppure il contrario: è come lanciare in aria una moneta.
Diamo un’occhiata agli artisti italiani: Aligi Sassu (1912-2000), protagonista della scena culturale fin dagli anni ’30, registra il suo record in asta nel 1990: «Tavolata sul mare» viene aggiudicato da Farsetti, Prato a 76.758 euro (conversione brutale dal prezzo in lire del 1990 agli euro di oggi, senza adeguamento). Tra i suoi primi 25 top price, 15 passano agli annali con l’artista vivo e vegeto, solo 10 dopo la morte.
Ennio Morlotti (1910-1992), membro di «Corrente», del «Fronte nuovo delle arti» e del «Gruppo degli Otto», fa il botto nel 1989: ancora Farsetti, Prato aggiudica il suo «Collina a Imbersago» del 1959 a 125.603 euro. Tra i suoi primi 25 top price, quasi perfetta parità: 12 in vita, 13 alla memoria. Dato ancor più rilevante se si considera che nel 1992, anno spartiacque, 1 milione di allora non eran 516 euro di adesso bensì 810 euro.
Infine, il mercato dei grandi Maestri internazionali conferma la tesi. Lo statunitense Robert Rauschenberg (1925-2008), campione pop del neodadaismo, s’è fatto beffe, finora, di chi dieci anni fa si fregava le mani contandone le primavere. Record in asta sull’onda emotiva, mentre i giornali di tutto il mondo gli davano l’addio: 13 milioni di dollari per «Overdrive», Sotheby’s New York 14 maggio 2008. Da allora, solo altri 6 risultati nella top 25.
Insomma: lunga vita agli artisti! Costan più in vita che da morti. Eppure, le bufale passan di bocca in bocca come api sui fiori: così a Milano la Mostra in corso resta gaia. Non potrei giurarlo, ma uscendone, sabato, ho intravisto una dama in tailleur conficcare spilloni in un pupazzo.

Luca Sforzini
Gallerista d’Arte, Consulente e Perito

di Luca Sforzini, edizione online, 5 giugno 2012